Gilberto Corbellini
Professor of History of Medicine, University of Rome
To defend the freedom of scientific research today in the world, means to defend personal freedom tout court. Ergo, it means to defend democracy. To promote the scientific education and a scientific culture, which means exporting science, would be by far a more effective and less bloody way to spread well-being and democracy where they lack. This, in my opinion, is the frontier towards which the scientific community, on a national and international level, should try to address the debate on the social function of science. The Western scientific community should react against the political manipulation and censorships of science that today are assisted in a way by the perversions of bioethics and the misunderstanding of the precautionary approach. Scientists and historians of science should cooperate to recall the practical and historical reasons that make freedom of scientific research the primary cultural source of the secular conception of the State. Moreover, it is important to strengthen the critical content of the scientific way of thinking and the inner control on the validity of scientific results in order to avoid that the intrinsic force of technology leads to the development of a dogmatic view of science, which would benefit non democratic societies. In my presentation, I will stress the idea that the potentially most harmful consequence of considering science a social danger, and therefore the worst effects of the political choices aimed at limiting the freedom of research and the freedom of people to use advanced technologies in order to improve their health, could not only result in reducing economic innovation and wealth, but also, at level of the civic function, in the undermining of the role that scientific education plays in maintaining and developing an open society. Science and democracy are not natural necessities. They are human inventions. They are the product of a biosocial evolution of cultural processes. The epistemological revolution of modern science contributed to the emergence of democratic ideas among political philosopher. Therefore, the political manipulation and censorship of science is putting democracy at risk. The responsibility of scientists is not limited to save freedom of scientific research for the survival of science under democratic conditions, it is rather a wider effort that is to guarantee the cultural conditions for the survival of democracy itself.
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L’ETICA DEGLI SCIENZIATI E L’EVOLUZIONE DEI DIRITTI UMANI INDIVIDUALI NELLE SOCIETA’ OCCIDENTALI
Difendere la libertà di ricerca scientifica oggi, nel mondo, significa difendere la libertà personale tout courrt. Ergo la democrazia. Promuovere l’educazione scientifica e la cultura scientifica, ovvero esportare scienza sarebbe un modo di gran lunga più efficace, oltre che meno cruento, per diffondere il benessere e la democrazia dove mancano o si stanno indebolendo.
Questa, a mio modo di vedere, è la frontiera verso cui la comunità scientifica, a livello nazionale e internazionale, dovrebbe cercare di indirizzare il dibattito politico-culturale sul ruolo sociale della scienza. In un breve intervento non posso che presentare in modo apodittico quelle che ritengo ragioni forti per cui la libertà di ricerca scientifica è la fonte culturale primaria, per motivi insieme operativi e storici, della concezione laica dello Stato; perché la comunità scientifica, soprattutto in occidente, dovrebbe reagire contro le strumentalizzazioni e censure politiche della scienza, che sfruttano le perversioni bioetiche e gli equivoci dei ragionamenti precauzionali; e perché è importante rafforzare il pensiero critico e i sistemi interni di controllo sulla validità dei risultati scientifici, onde evitare che la forza intrinseca delle tecnologie scientifiche consenta lo sviluppo di una scienza acritica, che sarebbe avvantaggiata anche in paesi non democratici, alimentando sistemi politici che non garantiscono le libertà personali.
L’incapacità delle istituzioni sociali umane di affrontare e governare i problemi a partire anche da un’analisi storica, in modo da cogliere meglio le articolazioni della realtà, porta a minimizzare il fatto che oggi la scienza e la tecnologia, agli occhi dell’opinione pubblica e del mondo politico, sono percepite allo stesso tempo come opportunità e come minacce. La comunità scientifica è sotto la pressione di aspettative sociali e politiche che da un lato premono sulla scienza perché trovi rapidamente la soluzione di gravi problemi sanitari, alimentari o energetici, ma allo stesso tempo diffidano dell’attività scientifica in quanto tale.
La scienza e le sue ricadute tecnologiche hanno liberato una parte significativa dell’umanità dall’ignoranza, dalla povertà e dalle malattie. E questo sembra essere largamente riconosciuto. Ma non sufficientemente apprezzato. Considerare minaccioso qualcosa che in realtà si è dimostrato utile e benefico è quantomeno paradossale. Soprattutto, non viene compreso, a livello politico e sociale, che anche solo per mantenere quello che è stato conquistato la ricerca scientifica deve essere libera.
Ma le conseguenze più dannose di ritenere la scienza un pericolo, e quindi delle scelte politiche volte limitare la libertà di ricerca e la libertà delle persone di utilizzare tecnologie avanzate per migliorare la salute, potrebbero non essere tanto sul piano di ridurre l’innovazione. Ma a livello della funzione civile che l’educazione e la pratica scientifica svolgono per mantenere e sviluppare la democrazia.
Perché il mondo politico, ovvero la cultura occidentale in genere non può ignorare il fatto storico che l’avvento delle scienze e delle tecniche moderne non ha fornito alle società umane solo dei risultati conoscitivi o applicativi straordinari. Ma ha anche, se non soprattutto, indicato una metodologia e uno stile di confronto che ha potenziato l’autonomia individuale, e quindi l’apprezzamento concreto della libertà, ispirando una maturazione conseguente del diritto e del pensiero politico.
Se riconosciamo i vantaggi della possibilità di discutere di tutto, e del fatto che la diversità di opinioni non è più considerata un’anomalia da sanare dobbiamo riconoscere anche, cosa che gli storici del pensiero politico e la maggioranza dei filosofi ignorano, il ruolo svolto dalla scienza. Così come tendono a trascurare il fatto che sotto tutti i regimi totalitari la scienza è stata colpita dalla censura ed è stata oggetto di strumentalizzazioni allo scopo di concretizzare progetti illiberali di vario genere.
La scienza e la democrazia non sono una necessità naturale. Sono un’invenzione umana. Prodotti dell’evoluzione sociale attraverso processi culturali ed economici. La strumentalizzazione e la censura politica della scienza mette in a rischio la stessa democrazia
La responsabilità degli scienziati non è quindi solo o tanto di salvare la libertà di ricerca scientifica per salvaguardare la sopravvivenza della scienza nella società. Ma è più ampia. E’ di salvaguardare le condizioni culturali per la sopravvivenza della stessa democrazia.
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